Aborto senza frontiere

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Come le femministe e anarchiche sfidano le leggi polacche contro l’aborto

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In Polonia, l’aborto è quasi completamente vietato dal 2020. Tuttavia, una rete di femministe e [soggettività] anarchiche si adoperano nel garantire che chi ha bisogno di abortire possa accedervi, legalmente o meno. Ora che l’aborto è stato vietato in molti [degli Stati] degli Stati Uniti, le persone in Nord America possono trarre vantaggio dall’esperienza di coloro che hanno già affrontato questa situazione per anni. Per scoprire come lu attivistu polaccu utilizzano l’azione diretta e l’aiuto reciproco per mantenere l’aborto accessibile, abbiamo intervistato lu partecipanti di questa rete.

Mantenere un accesso diffuso all’aborto – legale o meno – è fondamentale per salvare vite e preservare l’autonomia di coloro che sono presi di mira dalle strutture di potere patriarcali. È anche una parte essenziale della lotta per la legalizzazione dell’aborto. Come abbiamo sostenuto a Giugno, dopo la sentenza della Corte Suprema contro la Roe v. Wade,

“La decisione Roe v. Wade non è stata presa perché la maggioranza della popolazione statunitense era favorevole all’accesso all’aborto nel 1973. Semmai, alla luce degli sforzi organizzativi come quello del collettivo Jane, che ha fornito circa 11.000 aborti illegali, possiamo concludere che la sentenza è stata una risposta all’intensità con cui un particolare segmento della popolazione stava lottando per l’accesso all’aborto e al suo successo nel mettere in discussione il monopolio del potere dello Stato, continuando a rendere disponibile l’aborto nonostante gli sforzi di polizia e giudici.”

Siamo di nuovo nell’epoca in cui il collettivo Jane si è confrontato, questa volta con le pillole abortive come opzione. Come hanno dimostrato le persone in Polonia, è possibile mantenere un accesso diffuso all’aborto indipendentemente dalle leggi in vigore.


Se volete sostenere l’accesso all’aborto in Polonia, potete fare una donazione a Ciocia Basia. Negli Stati Uniti, è possibile ottenere pillole abortive qui e informazioni su come usarle qui.

Dimostranti espongono uno striscione il 29 Ottobre 2020 durante una protesta contro la sentenza della Corte costituzionale polacca sull’aborto.

Aborto senza frontiere

In Polonia, alcuni adesivi ampiamente affissi riportano un numero di telefono che collega le persone che cercano di abortire alla linea di assistenza di una rete di organizzazioni note collettivamente come “Abortion Without Borders” (AWB). Poiché le leggi polacche sull’aborto sono tra le più repressive d’Europa, questa rete dimostra il potere della solidarietà internazionale nella difesa della libertà riproduttiva. I gruppi che compongono “Abortion Without Borders” includono “Abortion Dream Team” (ADT) e “Kobiety W Sieci1 in Polonia, “Ciocia Basia” in Germania, “Abortion Network Amsterdam” e “Women Help Women” nei Paesi Bassi e “Abortion Support Network” nel Regno Unito.

Asia, un’attivista anarchica polacca trasferitasi ad Amsterdam per lavorare con “Women Help Women”, ricorda come questi gruppi si siano incontrati nel 2018 su iniziativa di una persona del Regno Unito che ha visto che tutti svolgevano un lavoro simile separatamente e ha suggerito di unire le forze. “L’idea era quella di trovare dei modi per ottenere aborti al più presto, soprattutto per le persone che vivono in luoghi dove non c’è un facile accesso ai servizi per l’aborto, e [di] diffondere informazioni”, dice Asia.

La linea telefonica di “Abortion Without Borders” è gestita da “Kobiety W Sieci”, che consiglia le persone che chiamano sulle opzioni [di scelta] e le mette in contatto con altri gruppi della rete in base alle loro esigenze. Se una persona in Polonia vuole recarsi all’estero per interrompere una gravidanza, i consulenti la indirizzano a “Ciocia Basia”, un collettivo di base femminista queer di Berlino che si dedica alla costruzione di strutture di sostegno per le persone che vengono a Berlino per accedere all’aborto. Chi preferisce optare per un aborto farmacologico a casa può ordinare le pillole necessarie al servizio di tele-assistenza globale di “Women Help Women”. Asia sottolinea che è importante che lu attivistu e lu consulenti usino un linguaggio preciso su questo argomento perché, sebbene la legge polacca non criminalizzi chi interrompe la gravidanza, è diventato sempre più pericoloso aiutare qualcunu ad ottenere un aborto in Polonia.

La legge sull’aborto ha una storia complicata in questo Paese tradizionalmente cattolico romano. Con la caduta del comunismo all’inizio degli anni ’90, la Chiesa ha iniziato a spingere per una nuova legislazione che limitasse l’accesso all’aborto. Dal 1932, la procedura era legale nei casi di stupro e di minaccia alla salute materna, e una legge del 1956 aveva ampliato le giustificazioni legali per l’aborto includendo le “condizioni di vita difficili”. Nel 1993 il governo non comunista appena eletto ha approvato una legge che escludeva i fattori sociali e finanziari come giustificazione, lasciando lo stupro o l’incesto, la minaccia alla salute materna e la compromissione del feto come unici casi in cui la procedura era legale. Nell’Aprile 2016, le organizzazioni pro-vita polacche hanno proposto una proposta di legge per vietare l’aborto in tutti i casi, tranne quelli in cui la persona incinta è in pericolo di vita – che è stata approvata dal Sejm [una delle camere del parlamento polacco] nel Settembre successivo. L’altra camera del parlamento polacco ha votato per respingere la legge il mese successivo, dopo che decine di migliaia di persone si sono scagliate contro la legislazione proposta in manifestazioni decentrate note collettivamente come “Czarny Protest” (“Protesta Nera”) nelle città di tutta la Polonia.

Il 22 Ottobre 2020, tuttavia, il Tribunale costituzionale ha vietato quasi del tutto l’aborto, stabilendo che l’interruzione di gravidanza a causa di un difetto fetale è incostituzionale. Questo ha scatenato manifestazioni di massa in cui oltre 400.000 persone sono scese in piazza per protestare contro la decisione e [contro] il partito di destra Diritto e Giustizia (PiS) al governo. Secondo un conteggio ufficiale del Ministero della Salute, 1074 dei 1110 aborti legali eseguiti in Polonia l’anno precedente alla sentenza sono stati ottenuti a causa di un danno fetale o di una malattia pericolosa per la vita. Il numero di interruzioni legali di gravidanza, tuttavia, offre poche indicazioni su quante persone polacche interrompano una gravidanza in un determinato anno. Decine di migliaia lo fanno ogni anno ordinando pillole abortive per posta o viaggiando fuori dal Paese per sottoporsi ad aborti chirurgici nelle cliniche.

A causa degli ostacoli che si frappongono sull’ottenimento della procedura [interruttiva] in modo legale, le persone in Polonia hanno in gran parte scelto queste opzioni anche nei casi in cui hanno il diritto legalmente riconosciuto di abortire. Per esempio, per interrompere una gravidanza frutto di un crimine, una persona incinta ha bisogno di una lettera certificata da un pubblico ministero che confermi che è stata violentata. Questi ostacoli burocratici possono rendere impossibile l’accesso ai servizi di aborto prima della dodicesima settimana di gravidanza, dopo la quale l’aborto è vietato in qualsiasi circostanza.

Anarchicu manifestano a Wrocław, Polonia, per l’accesso all’aborto nel 2020.

I collettivi che partecipano alla rete di “Abortion Without Borders” hanno notato un immediato aumento delle richieste dei servizi che forniscono dopo la sentenza dell’Ottobre 2020. “Abbiamo potuto assolutamente sentire l’impatto della decisione”, dice Asia. “Da un lato è stato davvero devastante, ma dall’altro ha portato anche un’incredibile quantità di solidarietà e di organizzazione di base, e di organizzazione che è andata oltre la base… ha davvero colpito l’intera società. Inoltre, ci sono state enormi manifestazioni e proteste che sono state, direi, controproducenti per le speranze delle persone al potere in Polonia”.

Adrianna di “Abortion Dream Team” dice che le proteste del 2016 contro la proposta di divieto di aborto sono state ciò che l’ha ispirata a concentrarsi sul tema. Viene da una piccola città della Polonia e dice che la parola “aborto” non esisteva nella sua famiglia. “Non sapevo che esistesse una cosa del genere fino ai miei vent’anni, e allora credo di essere stata davvero contraria all’aborto”, racconta. “Poi, passo dopo passo, diventando femminista, ho dovuto affrontare la questione dell’aborto. Ho capito che si trattava di avere il controllo sul proprio corpo. È stato davvero un lungo viaggio dall’essere una persona contraria all’aborto all’essere una persona che ora è totalmente a favore dell’aborto al 100%”.

Oggi Adrianna fa parte di un gruppo di dodici persone che sostengono l’ADT rispondendo sui social media alle domande di chi vuole abortire. “In Polonia,” dice, “a causa della stigmatizzazione dell’aborto, è molto importante diffondere le notizie per far sapere alle persone che non saranno punite per aver preso le pillole abortive o per essere andate fuori dal Paese per un aborto chirurgico”.

La missione di ADT è cambiare la narrazione sull’aborto, de-stigmatizzando e sfatando i miti sulla procedura e diffondendo informazioni sull’aborto autogestito, che prevede l’interruzione della gravidanza con i farmaci mifepristone e misoprostolo e non richiede la supervisione di un medico. “Le pillole abortive danno potere”, dice Adrianna. “Nel 1993, quando è stata istituita la legge sull’aborto, nessuno sapeva che le pillole sarebbero diventate così accessibili e utilizzate ogni giorno”.

Le persone possono contattare ADT via e-mail, Facebook Messenger o Instagram. Per prima cosa, i volontari si informano se la persona ha fatto un test per essere sicura di essere incinta; poi chiedono se è sicura di voler abortire. Una volta stabilito che una persona vuole ordinare le pillole abortive, i volontari ADT la istruiscono su come ordinare da “Women Help Women” nei Paesi Bassi e condividono il link al modulo d’ordine dell’organizzazione. “Le persone fanno domande tipo “se fa male”, “quanto dura”, “quanto costa””, racconta Adrianna.

Invece di acquistare queste pillole, la persona che le ordina fa una donazione di 75 euro, anche se può dare di più se ne ha la possibilità. “Se non si hanno i soldi, come molti minori di 18 anni che ci scrivono, possiamo chiedere all’organizzazione di rinunciare alla donazione”, dice Adrianna. “Per le persone in Polonia, si tratta di una cifra esorbitante. Molte donne hanno già dei figli e non possono permettersi di fare una donazione”. Le pillole, che impiegano al massimo 20 giorni per arrivare, sono confezionate in un imballaggio molto discreto, con solo il nome e l’indirizzo dellu destinatariu, mentre viaggiano attraverso il confine. ADT fornisce istruzioni via e-mail e sui social media su come assumerle e lu volontariu sono a disposizione per dare consigli e rispondere alle domande durante tutto il processo. La persona che assume le pillole può anche chiamare la linea telefonica di AWB per ricevere il sostegno del team di “Kobiety W Sieci”.

L’ADT rimane in contatto anche dopo la fine dell’aborto farmacologico. “Di solito le persone vogliono andare dal medico per assicurarsi che tutto vada bene”, dice Adrianna. “Ma la vagina è un organo talmente grande che si ripulisce da sola, senza [che vi sia il bisogno di] controllarla”. Adrianna dice che spesso le persone scrivono ad ADT per ringraziarle ed esprimere la loro gioia. “Credo che la cosa più importante sia che non vogliano sentirsi sole. Lo stigma dell’aborto è così grande in Polonia che di solito non possono dirlo [a nessunu (partner, amicu etc.)]. Quindi credo che il nostro ruolo più importante sia quello di dare loro sostegno. Siamo con te, non sei solu, e questa è la tua decisione. È una buona decisione”.

Gli attivisti della rete AWB concordano sul fatto che la prima cosa che è cambiata dopo il divieto quasi totale di aborto in Polonia è stata un’atmosfera di paura tra medici, infermieri e pazienti. Dall’entrata in vigore del divieto, nel Gennaio 2012, almeno tre donne sono morte di sepsi negli ospedali polacchi a causa del rifiuto dei medici di praticare un aborto o un parto cesareo salvavita. Gli attivisti per i diritti umani attribuiscono questi decessi all’effetto agghiacciante che la legge sull’aborto ha avuto sugli operatori sanitari, spaventandoli e spingendoli a rifiutare le cure essenziali allu pazienti.

Questa è la cosa più terrificante che ho notato”, dice Adrianna, che ricorda di aver sentito una persona che stava [ri]pensando ad abortire per paura di non ricevere le cure necessarie in ospedale – qualora qualcosa fosse andato storto.

Lu manifestanti espongono un cartello con la scritta “Aborto senza frontiere” presso la corte costituzionale di Varsavia, Gennaio 2022.

Asia di “Women Help Women” afferma che l’effetto più straziante di questa atmosfera di paura è che molte persone che assumono la pillola abortiva temono di non ricevere un’assistenza medica adeguata in caso di complicazioni e che i medici possano trattarle come se avessero commesso un crimine. “Chi prende la pillola abortiva non sta infrangendo la legge, ma i medici non lo sanno, quindi si sentono in dovere di denunciare qualcunu. C’è un forte senso di insicurezza a tutti i livelli. A causa di questa paura, molte persone non ricorrono a cure mediche.

Proveniente dalla scena punk anarchica polacca e dal movimento femminista queer, Asia si è trasferita ad Amsterdam per lavorare con “Women Help Women” dopo aver scoperto che in Polonia lu attivistu potevano fornire un sostegno limitato a chi cercava di abortire – a causa delle restrizioni legali. “Per me, il trasferimento è stata un’opportunità per avvicinarmi e [dare] un aiuto più concreto”, dice.

A differenza dei collettivi informali dell’AWB, “Women Help Women” è un’organizzazione formale attiva in diverse località del mondo. “Non siamo un’organizzazione enorme e ci concentriamo sui Paesi in cui non c’è accesso a servizi abortivi sicuri”, spiega Asia. “Per i Paesi in cui ci sono servizi locali per l’aborto, incoraggiamo fortemente le persone a usare quei servizi, così possiamo concentrarci su coloro che non hanno alcuna opzione.

“Women Help Women” opera con una cultura organizzativa orizzontale, che secondo Asia richiede una “conversazione costante” su cosa significhi l’organizzazione orizzontale. “Cerchiamo di cambiare la narrazione e di promuovere un approccio solidale, non giudicante e normalizzante dell’aborto”, dice Asia. “Direi che sono soprattutto i gruppi locali a concentrarsi su questo aspetto e noi stiamo facendo del nostro meglio per raggiungerli e implementare il loro approccio nel modo in cui comunichiamo e nel tipo di messaggio che vogliamo portare all’esterno.

I collettivi della rete condividono l’obiettivo di de-criminalizzare e de-medicalizzare l’aborto. “Vorrei che ci fossero più gruppi locali disposti a sostenersi a vicenda”, dice Asia, “e che mettessero in discussione il fatto che l’aborto è nelle mani dei medici e che la visione più ottimista è quella di farlo nelle cliniche e legalizzarlo. Non deve essere così, soprattutto per quanto riguarda gli aborti del primo trimestre, con le pillole abortive che possono essere estremamente economiche e accessibili.

“Gravidanza indesiderata = aborto semplice.”

Uno degli obiettivi essenziali della missione di “Abortion Dream Team” è quello di de-medicalizzare la procedura e rimettere il potere nelle mani delle persone. “Le pillole abortive sono qualcosa che si può fare da solu”, dice Adrianna. “Puoi decidere quando abortire, come farlo e con chi farlo. Non è necessario andare dal medico. Anche le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dicono che si può abortire a casa. Come ogni ambito della nostra vita, a volte viene presa dai politici o dagli uomini di potere.

Per me questa è la rivoluzione femminista”, dice Asia. Spiega che l’idea della procedura come qualcosa di eticamente controverso e proibitivo sia un costrutto che non ha nulla a che fare con la realtà. “È una procedura molto semplice che il 99% delle persone può eseguire a casa propria e non ha bisogno di rivolgersi a un medico. Le complicazioni si verificano in meno dell’1% [degli aborti farmaceutici]. Come società abbiamo davvero bisogno di così tante strutture intorno? Abbiamo davvero bisogno di tante discussioni legali su qualcosa che è così semplice? Quando ci si pensa, ci si rende conto che non si tratta di sicurezza, perché la sicurezza è dimostrata. Si tratta di controllo e di mantenere questa atmosfera di dipendenza.” Asia e altre attiviste di “Women Help Women” riflettono su come la medicalizzazione dell’aborto abbia plasmato la nostra vita riproduttiva. “Non si tratta solo di stigma, non si tratta solo di legge, ma di come funziona il nostro sistema farmaceutico e di come sono progettati i sistemi sanitari. Tutto questo va di pari passo e limita la nostra libertà.”

In Germania, uno dei Paesi in cui l’AWB aiuta le persone provenienti dalla Polonia ad accedere ai servizi interruttivi, la procedura è controllata dallo Stato. Sebbene sia illegale interrompere una gravidanza in Germania, la legge prevede eccezioni per gli aborti necessari dal punto di vista medico e per i casi in cui la gravidanza sia il risultato di uno stupro. Inoltre, non viene perseguito l’aborto nel primo trimestre, a condizione che le persone si sottopongano prima ad una consulenza obbligatoria con un assistente sociale autorizzato dallo Stato (che secondo le leggi deve dissuadere la persona dall’abortire), seguita da un periodo di attesa obbligatorio di tre giorni. In Germania l’aborto può essere chirurgico o farmacologico, ma deve sempre essere eseguito in una clinica: non è possibile ordinare le pillole e prenderle a casa.

“Ciocia Basia”, il collettivo che sostiene le persone provenienti dalla Polonia e che scelgono di abortire a Berlino, è sempre stato, secondo un membro, piccolo, informale e auto-organizzato.

È stato avviato nel 2015 da due persone, una tedesca e una polacca, che hanno avuto l’idea di portare nei Paesi vicini le persone che dalla Polonia cercavano di abortire. Lu organizzatoru hanno iniziato a creare connessioni e hanno stretto una prima collaborazione con una clinica che aveva tariffe accessibili. Dopo aver iniziato a ricevere telefonate da persone in Polonia in cerca di assistenza, hanno deciso di chiamare il collettivo “Ciocia Basia”, che in polacco significa “zia Basia”. Basia è un nome molto comune in Polonia, quindi è poco appariscente per le persone che vogliono salvare il numero del gruppo nei propri telefoni.

“Abbiamo abortito — Ciocia Basia.”

Le persone in Polonia che cercano di abortire a volte trovano “Ciocia Basia” attraverso le ricerche di un articolo o un’intervista, oppure attraverso i gruppi pro-choice in Polonia, che distribuiscono [materiale] propagandistico nelle strade e nei media. Un membro del collettivo riferisce che cerca di essere visibile andando alle manifestazioni in Polonia e distribuendo adesivi e volantini. Ogni settimana, due membri fanno turni regolari per rispondere al numero di telefono e alla casella e-mail con cui le persone li contattano. Una volta che una persona si rivolge a loro, i membri la aiutano a decidere se sia un opzione venire in Germania per la procedura [interruttiva]. Ordinare pillole per un aborto farmaceutico costa meno, quindi se questa sembra un’opzione migliore per la persona, “Ciocia Basia” la rimanda al sito web di “Women Help Women” e rimane a disposizione in caso di domande.

La prima cosa che stabiliamo è se vogliono venire in Germania”, spiega un membro di “Ciocia Basia”. Se la risposta è affermativa, la persona [viene messa] in contatto con un assistente sociale per organizzare un incontro per la consulenza obbligatoria. A causa della pandemia da COVID, al momento è possibile farlo online o per telefono, il che funziona meglio per la maggior parte delle persone; altrimenti, il periodo di attesa di tre giorni – tra la consultazione e la procedura [interruttiva] – significherebbe dover venire in Germania due volte o soggiornarvi per quattro notti. “Ciocia Basia” mette anche in contatto le persone con la clinica e le aiuta a prendere l’appuntamento, a trovare la clinica, a ottenere il rimborso dall’assicurazione e a prepararsi per l’intervento.

A volte, anche se non spesso, il collettivo paga e organizza il viaggio della persona. “Dipende da ciò di cui la persona ha bisogno, ed è quello che cerchiamo di scoprire”.

“Mio il corpo, mia la scelta.”

Il collettivo lavora con una rete di persone che vivono a Berlino e che ospitano chi viene in città per abortire. I membri del collettivo incontrano le persone alla stazione ferroviaria e le trasportano nel luogo in cui alloggeranno e da lì alla clinica. Secondo un membro del collettivo, lu attivistu non ospitano personalmente le persone perché è troppo faticoso dal punto di vista emotivo fare questo lavoro e, [contemporaneamente], stare con le persone per tutto il tempo; per questo la rete di accoglienza è costituita da persone con cui sono in contatto ma che non fanno parte del collettivo. Quando qualcunu ha bisogno di un posto dove stare, i membri del collettivo inviano un’e-mail a questo gruppo di volontari per vedere chi può ospitare, spiegando quante persone arriveranno e quante notti hanno bisogno di stare, e i padroni di casa rispondono se hanno una stanza disponibile. In alcuni casi, “Ciocia Basia” paga un ostello o semplicemente indirizza le persone verso gli ostelli. Il gruppo collabora anche con traduttori volontari per aiutare coloro che non parlano tedesco.

A Berlino, le persone amano organizzare feste per raccogliere fondi e spesso ci contattano dicendo che vogliono farlo per noi, in modo da non doverlo organizzare da solu”, spiega un membro. “Questo lavoro richiede il possesso e l’accesso al denaro. Servono molte persone per non esaurirsi. È un lavoro emotivo.

Un’attivista che si è trasferita dalla Polonia per lavorare con “Ciocia Basia” e che si trovava a Berlino quando la decisione del tribunale del 2020 ha imposto ulteriori restrizioni all’accesso all’aborto, ricorda di aver notato immediatamente un cambiamento. Mentre in precedenza la maggior parte delle e-mail e delle chiamate ricevute dal collettivo riguardavano gravidanze indesiderate, dopo la sentenza, circa la metà delle richieste di sostegno riguardavano gravidanze desiderate in cui c’era la possibilità di un difetto fetale e la persona incinta voleva pianificare un aborto nel caso in cui i risultati dei test avessero mostrato un’alterazione. “In Polonia non sempre si ha accesso alle informazioni necessarie sulla propria gravidanza. Se c’è la possibilità di un’anomalia, i medici seguono delle strategie per ritardare i risultati dei test fino a quando non è troppo tardi per interrompere la gravidanza.

Mentre una persona non può essere perseguita per aver abortito in Polonia, le autorità sembrano voler mandare un messaggio [minaccioso] a chiunque aiuti qualcunu ad ottenere un aborto che può fare.

Nell’Aprile del 2022, la cofondatrice dell’ “Abortion Dream Team”, Justyna Wydrzyńska, è diventata la prima attivista in Europa ad essere accusata di aver favorito un aborto.

Justyna, che da quindici anni sostiene le persone che vogliono abortire, rischia ora tre anni di carcere per aver inviato una confezione di pillole abortive – che aveva conservato per uso personale – a una donna che diceva che il marito violento le impediva di lasciare la Polonia per sottoporsi all’intervento. Dopo che il marito ha trovato la confezione di pillole e l’ha denunciata alla polizia, la donna ha avuto un aborto spontaneo a causa dello stress. Poiché il processo di Justyna è stato rinviato per la seconda volta al Gennaio 2023, lu sostenitoru dei diritti all’aborto dell’ADT e di tutta la Polonia sperano che tutte le accuse vengano ritirate, sapendo che una condanna in questo caso costituirebbe un pericoloso precedente.

Abbiamo molta paura di quello che succederà, perché vogliono dimostrare che non si possa aiutare ad abortire”, dice Adrianna.

A Giugno, il ministro della Sanità polacco Adam Niedzielski ha firmato un’ordinanza che consente al governo federale di salvare in un database centrale le informazioni sanitarie sui pazienti, compresi i dati sulle gravidanze. Sebbene il ministero della Salute insista sul fatto che i dati saranno disponibili solo per i professionisti del settore medico, lu sostenitoru dei diritti delle donne hanno espresso il timore che il governo condivida queste informazioni con la polizia e i pubblici ministeri, facendo sì che le persone abbiano potenzialmente paura di rivolgersi al sistema medico statale durante la gravidanza. Asia afferma di non essere sicura che il governo abbia effettivamente un piano per l’utilizzo di queste informazioni o che l’unico obiettivo sia quello di incutere paura. “Sento che è un grande strumento di controllo e di costruzione di un’atmosfera di paura, e già funziona. La gente è confusa, ha paura. Non sa di chi e come fidarsi, e io lo capisco perfettamente.

Nonostante questi nuovi sviluppi e i loro effetti nefasti, lu attivistu pro-aborto in Polonia rimangono incoraggiati dalla risposta di molte persone al divieto. “Per me, ciò che è stato davvero bello e sconvolgente è stata l’organizzazione della solidarietà che si è verificata dopo la sentenza del tribunale”, dice Asia, “e le persone che hanno iniziato a dichiarare di aver abortito, di essere disposte a sostenere lu altru e di sapere come farlo. Sento che abbiamo sempre più bisogno di questo, perché ha un tale potere di de-stigmatizzazione della procedura [interruttiva] stessa e di cambiamento della narrazione intorno ad essa.

Adrianna sostiene che la creazione di reti è fondamentale per questa lotta. “Penso che i gruppi abbiano potere. Non si combatte da soli. Anche per me, come attivista, mi sento più sicura e con più possibilità quando sono in questa rete.”

Alla domanda su quale dovrebbe essere il prossimo passo per rendere l’aborto accessibile a tuttu in Polonia, un membro di “Ciocia Basia” risponde: “Il prossimo passo deve arrivare presto; si tratta di cambiare la legge. Tuttavia, le risorse di cui il movimento dispone o di cui ha bisogno continueranno a essere utilizzate – sostegno alle persone in gravidanza tardiva, aiuto finanziario, informazione, educazione, ecc. E alcunu di noi dovranno ancora affrontare la repressione. Nella società patriarcale, razzista e capitalista, bisogna riposare e ricaricarsi regolarmente, ma non si possono abbandonare le strutture di resistenza.”

Sono davvero impressionata e grata per l’organizzazione di base che sta avvenendo intorno a questo tema, e mi piacerebbe che questo si diffondesse”, dice Asia. “Tuttu possono farlo. È così facile. Tutte le informazioni sono disponibili su Internet. Tuttu possono aiutare chi ha una gravidanza indesiderata e sapere come interromperla. Spero davvero che le persone colgano questa opportunità per costruire più reti di sostegno reciproco.”


This translation courtesy of Gruppo Anarchico Galatea FAI.

lteriori letture

Per un altro approfondimento sul caso polacco, si legga la parte sulla Polonia del “Capitolo 3: l’Europa tra la destra e la sinistra” in Anna Sidorevich, “Come è successo che nel XXI secolo le donne si ritrovano di nuovo a dover combattere per il diritto di abortire?”


  1. Kobiety W Sieci si traduce in “Donne sul web.”