Dal punk alla solidarietà indigena: quattro decenni di anarchia in Brasile

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Un’intervista

Nella seguente intervista, due anarco-punk di lunga data raccontano la rinascita dell’anarchia in Brasile dopo la fine della dittatura militare, ripercorrono le fortune dei movimenti sociali attraverso l’ascesa e la caduta del Governo del Partito dei Lavoratori di sinistra e descrivono la situazione dei popoli indigeni e gli sforzi di solidarietà indigeni sotto l’attuale regime di estrema destra di Bolsonaro.


Andreza e Josimas sono coinvolti nell’anarchia e nell’attivismo da diversi decenni, suonando in gruppi musicali, organizzando eventi e pubblicando dischi, fanzine e libri. Josimas è stato uno dei fondatori di Germinal (2000) e Andreza ha partecipato alla fondazione di Espaço Impróprio (2003), due importanti collettivi anarchici autonomi a San Paolo. Josimas ha suonato nelle band Execradores, Metropolixo, Clangor, Diskontroll e Amor, protesto e ódio. Andreza ha suonato in Skirt, One Day Kills, Out of Season e Retórica. Inoltre, hanno suonato insieme in Você Tem que Desistir e TuNa.

I loro progetti attuali includono #Semente Negra# (“Seme nero”), un progetto ecologico nella foresta pluviale atlantica e l’ubicazione di #Cultive Resistência# (“Coltivate la resistenza”), un collettivo che promuove la cultura fai-da-te, la permacultura, l’anarchia, il punk, il femminismo, l’antirazzismo, il veganismo, le questioni LGBTQIA+ e i diritti degli indigeni; #No Gods No Masters# (Nessun Dio, nessun Padrone), una distribuzione e un festival annuale che ospita anarchici, punk e indigeni da tutto il mondo; e #Vivência na Aldeia# , un progetto di solidarietà indigena che va avanti da nove anni.

Grazie mille a Karen per l’assistenza nella traduzione.

L’ingresso a Semente Negra, un progetto ecologico nella Foresta pluviale atlantica. “A partire da qui, condivideremo lo spazio con molti altri esseri viventi. Animali e piante interagiscono e dipendono l’uno dall’altro. Stai attento! Non distruggere.”


Negli anni Ottanta, quando in Brasile apparve l’anarco-punk, quale eredità era rimasta dalle prime generazioni dell’anarchia brasiliana? Quanto è stato significativo questo per la rinascita dell’anarchia in Brasile negli anni Ottanta e Novanta?

In Brasile, il movimento anarco-punk è emerso alla fine degli anni Ottanta, come risultato di una coscienza politica più attiva all’interno del movimento punk in generale. In Brasile esistevano da tempo diverse gang punk che combattevano tra loro; questo ha creato la necessità di una più acuta consapevolezza politica. A metà degli anni Ottanta, quando il Paese era ancora dominato da una dittatura militare, alcuni gruppi anarchici ripresero a organizzarsi e alcuni punk decisero di mettersi in gioco. C’era il centro pro-COB (Confederação Operaria Brasileira * – Confederazione Operaia Brasiliana) e Juventude Libertária - Gioventù Libertaria (il primo gruppo di giovani libertari brasiliani), in cui si potevano già trovare alcuni punk. Tuttavia, quando il Centro di cultura sociale (Centro de Cultura Social*) si rimise in sesto - un progetto vecchio di oltre mezzo secolo che era stato perseguitato e chiuso sotto la dittatura militare - questi giovani punk trovarono un punto di riferimento.

Contro il militarismo: il movimento anarco-punk.

Punk antimilitaristi a Belo Horizonte.

I vecchi anarchici del CCS ripresero il progetto nel 1985. Dotati di notevole forza di volontà, organizzarono diverse attività legate alla consapevolezza politica e alla cultura anarchica. Crearono anche una biblioteca con un’ampia selezione di libri e giornali anarchici, che servirono come base per una potente convergenza tra cultura punk e anarchia.

La dittatura militare finì nel 1985. Quando gli anarchici più anziani tornarono in piazza, i punk si avvicinarono a loro; ci furono diverse discussioni su questi giovani della periferia con capelli e vestiti strani e musica a tutto volume. Alcuni degli anarchici più anziani furono d’ispirazione, soprattutto Jaime Cuberos (1926-1998), che pensava che i punk fossero i nuovi anarchici. Offrirono fonti essenziali perché la nuova generazione - alla ricerca di una lotta sociale che andasse oltre la ribellione – potesse trovare risorse di apprendimento.

Nel 1989 e nel 1990, in Brasile si svolsero due incontri punk libertari [1^] che riunirono i punk che si erano già identificati con l’anarchia. All’inizio degli anni Novanta, nacque il movimento anarco-punk che si sviluppò soprattutto a San Paolo e a Rio de Janeiro. Presto si diffuse anche in altre città, soprattutto nelle regioni nordorientali del Brasile, una delle aree più povere del Paese. Nello scenario politico sviluppatosi dopo la dittatura militare vi era una radicale esigenza di organizzarsi collettivamente e federativamente. La situazione sociale delle persone del Paese era orribile; il tasso d’inflazione mensile raggiunse il 140%. In risposta, i giovani invitarono le persone a organizzarsi e combattere - e una parte considerevole di questa gioventù era composta da punk brasiliani.

[1^]: Negli Stati Uniti, coloro che si preoccupano solo della libertà di trarre profitto a spese degli altri e di difendere i loro guadagni illeciti si sono appropriati della parola “libertario”. Ovunque nel mondo, significa esattamente quello che ti aspetteresti che significhi: anti-autoritario.

Trasmissione intergenerazionale: Santos, 1993.

Di conseguenza, i collettivi anarco-punk apparvero nella maggior parte delle grandi città brasiliane e anche in diverse più piccole. Questi collettivi lavorarono insieme per organizzare manifestazioni, concerti, discussioni e gruppi di studio e per scrivere articoli. In quel periodo si formarono anche molte band.

Alla fine, alcuni di questi gruppi furono coinvolti in altre lotte sociali, tra cui femminismo, lotte antirazziste e gruppi sociali antifascisti.

È importante dire che, in Brasile, l’anarco-punk è sempre stato una definizione politica, non un genere musicale. In Brasile, le band anarco-punk sono formate da persone coinvolte nel movimento anarchico e nell’underground punk.

Congresso anarco-punk, Rio de Janeiro, 1995.

Anarchici e punk a Belo Horizonte negli anni Novanta: “L’amore non segue le regole - Viva la libertà sessuale! - Punk contro l’omofobia.”

Il punk ha preso una forma diversa in Brasile per i modi in cui il contesto razziale e coloniale differisce dall’Europa?

Sì, in Brasile il punk è nato come parte di un’opposizione sociale alla dittatura militare. In Brasile, oltre il 60% delle persone sono nere; il punk è nato nelle periferie urbane, dove questo numero rappresenta l’85% della popolazione. In uno scenario in cui i giovani neri poveri non avevano alcuna speranza di miglioramento della loro qualità di vita, non c’erano nemmeno programmi sociali o culturali a sostenerli. Allo stesso tempo, c’era spesso violenza aperta come parte di quest’oppressione. Di conseguenza, la lotta anarchica e quella per la sopravvivenza erano collegate.

Questo scenario è meno comune nei Paesi in cui le persone hanno uno stile di vita migliore come, per esempio, in Europa. In Brasile, il punk è nato come risposta ribelle all’oppressione statale, come lotta per la sopravvivenza e come alternativa culturale. Questo è comune in America Latina. Questi Paesi sono stati invasi e sfruttati; sono abitati dai discendenti di popoli ridotti in schiavitù. Le disparità sociali ed economiche qui sono enormi. In Brasile, i giovani uomini di colore che vivono in alcune periferie brasiliane di rado arrivano ai 25 anni senza essere incarcerati o uccisi. Questa realtà determina il modo in cui lottiamo in quanto latinoamericani e illustra anche le differenze tra Paesi latinoamericani ed europei. Molti punk discendono da popolazioni schiavizzate indigene o afro-diasporiche. Qui, le persone lottano soprattutto per sopravvivere.

1 Maggio 1995. Degni di nota sono i ritratti dei martiri di Haymarket del 1886, le origini del Primo Maggio come festa anarchica.

1 Maggio 1995.

Il banchetto letterario del Primo Maggio 1995. “Il Primo Maggio è un giorno di protesta, non una festa!”

Come si relazionavano i punk e gli anarchici ai movimenti autonomi degli anni Novanta?

Quando il movimento anarchico tornò nelle strade e la consapevolezza politica anarchica emerse all’interno dei circoli punk, tra le diverse lotte sociali vi fu una convergenza che evocava la necessità di lavorare insieme a gruppi diversi.

Quando il MST (Movimento Sem Terra, il Movimento dei Lavoratori Senza Terra) iniziò a espandersi e a occupare le fattorie, fu molto stimolante. Quest’azione era diretta contro l’ingiustizia inflitta a un numero enorme di persone che non avevano accesso alla terra su cui vivere e produrre il proprio cibo mentre poche eletti possedevano intere regioni di terreni agricoli inutilizzati. Allo stesso tempo, chi era coinvolto nel MTST (Movimento dos Trabalhadores Sem Teto, il Movimento dei Lavoratori Senza Dimora) occupò edifici abbandonati nelle grandi città da utilizzare come abitazioni per coloro che vivevano per strada.

Questi due movimenti ci hanno ispirato perché erano azioni legittimamente popolari che coinvolgevano persone svantaggiate a causa della loro storia. Inizialmente, ci siamo impegnati con questi movimenti attraverso azioni solidali, sostegno e partecipando in prima linea alle manifestazioni. Alcuni anarco-punk si trasferirono negli squat dell’MST e nelle terre occupate dall’MST, diventando parte essenziale di queste lotte.

Negli anni Novanta, anarchici e anarco-punk hanno lavorato fianco a fianco in molte battaglie, sia imparando da queste sia insegnando e sostenendo. Ciò includeva gruppi di sostegno per le lotte antimilitariste (inclusa l’obiezione di coscienza), gruppi di supporto per le popolazioni incarcerate, ACR ([Anarchists Against Racism]) e gruppi anti-capitalisti… C’era la sensazione che i ribelli coinvolti nella lotta dovessero essere uniti.

“Contro la violenza e la guerra! Basta militarismo!” Una manifestazione a Curitiba negli anni Novanta.

“Libertà per Mumia Abu-Jamal!” Una manifestazione a Curitiba negli anni Novanta.

All’inizio degli anni 2000, in Brasile nacque il movimento no-global. Aveva una base anarchica ma era anche in linea con molte altre battaglie in crescita in tutto il Paese. Quest’organizzazione riunì diversi fronti anarchici e altri movimenti di lotta sociale. Dopo diversi gruppi di studio, venne formato People’s Global Action (Azione Globale dei Popoli), un movimento radicale anticapitalista che ha organizzato diverse manifestazioni in Brasile. I partecipanti furono vittime di una notevole repressione da parte della Polizia ma i ribelli erano anche molto forti.

Manifestazione per la Giornata internazionale della donna, 8 marzo, San Paolo.

In che modo l’elezione di Lula Luiz Inácio Lula da Silva, candidato alla presidenza del Partito dei Lavoratori, ha influenzato il terreno politico in cui vi stavate organizzando e i movimenti di cui facevate parte?

Prima che Lula fosse eletto, ci siamo a lungo confrontati sulla nostra posizione riguardo alle elezioni. Avevamo pubblicizzato il voto nullo sin dalla “ri-democratizzazione” (la fine della dittatura) e dalle prime elezioni. Tuttavia, in quella prima elezione, nel 1989, alcuni gruppi anarchici e punk della zona della classe operaia avevano la tendenza a votare per Lula, poiché era un’area in cui Lula viveva e dove si erano svolte anche diverse lotte sindacali. Nelle elezioni successive, il sostegno a Lula aumentò in modo significativo tra i movimenti di sinistra, inclusi MST e MTST, nonché in altri collettivi popolari. Eravamo interconnessi con diversi gruppi coinvolti nelle lotte sociali, inclusi alcuni che sostenevano Lula, tra i quali vi erano anche degli anarchici. A questo punto, il movimento anarco-punk non era più organizzato nel modo in cui lo era stato in precedenza.

Nel 2002, Lula fu eletto e c’erano grandi speranze che avrebbe sostenuto le lotte sociali popolari in Brasile. Diversi collettivi di lotta sociale e collettiva si aspettavano dei cambiamenti. In Brasile c’è stato un periodo molto lungo di stagnazione sociale. Diversi gruppi hanno discusso i problemi di base riguardanti le lotte su un unico problema come un modo per affrontare bisogni specifici. Purtroppo, riteniamo che questo ci abbia indebolito molto in termini di lotta collettiva. Per fare solo un esempio: durante i Governi del PT (Partito dei Lavoratori), abbiamo visto pochissime vittorie nella demarcazione delle terre indigene, in realtà anche meno di prima, anche se c’erano grandi speranze che questo sarebbe stato diverso. Era come se avessimo fermato molti combattimenti.

“Un nazista buono è un nazista morto!” Antifascisti punk a Belo Horizonte.

Anarco-punk che manifestano a Belo Horizonte.

Che ruolo hanno avuto i centri sociali nell’organizzazione punk e anarchica in Brasile?

Il Centro de Cultura Social (Centro di Cultura Sociale) è stato uno dei centri sociali più importanti del Brasile. Attivi dal 1933, ancora oggi organizzano conferenze, incontri ogni sabato e gruppi teatrali. Vantano anche una vasta collezione storica. Diversi altri centri sociali sono emersi dall’unione di anarchia e punk. A Salvador, nel nordest del Brasile, il progetto anarchico Quilombo Cecilia ha unito anarchia, punk e lotte nere; il nome è un riferimento alla Colonia Cecilia [una comune anarchica brasiliana esistente negli anni Novanta dell’800]. A San Paolo c’erano la Comuna Goulai Poulé, un centro culturale anarco-punk; il Centro de Cultural Social da Vila Dalva; il Centro Cultural O Germinal; e Espaço Improprio, un centro sociale attivo per otto anni e che ha unito anarchia, punk, veganismo, femminismo e politica queer e ha ospitato diversi collettivi. Negli anni Novanta furono occupati anche alcuni edifici ancor oggi abitati. Inoltre, diverse case anarchiche divennero centri sociali, dove le persone s’incontravano per organizzare progetti, tenere riunioni e condividere esperienze.

Questi luoghi sono sempre serviti come risorse per riunire i giovani, trovare materiale anarchico e partecipare a eventi di sensibilizzazione politica.

Il capitalismo e le enormi disparità sociali che esistono nel Paese sono gravi problemi che hanno un notevole impatto su di noi. La storia di questi centri sociali è plasmata da questa realtà, che ha costretto parecchi di questi a chiudere a causa dei costi di manutenzione.

Anarco-punk che manifestano nel giugno 1995.

In che modo l’organizzazione anarchica e i movimenti autonomi hanno posto le basi per i potenti movimenti del 2013 in Brasile?

Dopo che il Partido dos Trabalhadores (il PT, o Partito dei Lavoratori) salì al potere, per alcune fasce della popolazione brasiliana la qualità della vita migliorò e furono conquistati alcuni vantaggi e diritti. Tuttavia, le forme di cambiamento sociale più necessarie non erano mai state parte del piano PT, e questo divenne evidente quando la candidata del PT Dilma Rousseff fu eletta Presidente dopo Lula. La maggior parte su cui gli anarchici avevano messo in guardia prima delle elezioni divenne chiaro a molti. La ribellione aumentò in vari settori della società. Movimenti come il MST e altri che da anni non organizzavano manifestazioni decisero che era tempo di mostrare la loro insoddisfazione, concludendo che avevano ancora molto per cui lottare. Durante la rivolta che ne seguì e che coinvolse i movimenti sociali che aspettavano da oltre dieci anni ciò che Lula aveva promesso, il Governo si concentrò sulla criminalizzazione dei manifestanti; quest’atteggiamento fece letteralmente esplodere le dimostrazioni. Iniziate con la lotta contro l’aumento delle tariffe del biglietto dei mezzi, le proteste si ampliarono includendo richieste legate ad altre necessità. Il Paese esplose. Sebbene non ci fosse unità, le persone desideravano un cambiamento.

Allo stesso tempo, una fetta crescente della popolazione - che presto sarebbe diventata la classe media più forte - si rivoltò contro i poveri e contro coloro che vivevano nelle periferie urbane. Sembrava ci fosse un movimento per impedire a chi era davvero povero di uscire dalla pessima situazione in cui aveva sempre vissuto. Era come una guerra dei poveri contro i più poveri, e un’aria di destra cominciò a svilupparsi in molte dimostrazioni. Anche se i gruppi radicali erano divisi in piccoli gruppi di affinità, erano collegati insieme; le manifestazioni continuarono nel 2013 e nel 2014, prima e durante i Mondiali di calcio del 2014.

Non pensiamo fossimo veramente pronti per queste manifestazioni. Gruppi e singoli fecero quel che poterono con gli strumenti a loro disposizione. Riuscirono a connettersi a poco a poco nel tentativo di costruire una rete. Forse eravamo meglio preparati prima che il PT prendesse il potere ma il periodo del Governo PT ha smantellato alcuni dei nostri collegamenti ed eroso alcune delle nostre strategie. Sembrava che la gente aspettasse di vedere cosa sarebbe successo e l’ha visto. Ripensandoci, crediamo di aver commesso l’errore di non aver creato una struttura autonoma in opposizione allo Stato, indipendentemente dal partito al potere.

Descrivete No Gods No Masters, il festival che organizzate.

Il collettivo di cui facciamo parte, Cultive Resistência, utilizza diversi strumenti per l’azione. Uno di questi è l’editore e distributore No Gods No Masters, che edita, pubblica e distribuisce libri, fanzine e dischi.

Una band che si esibisce all’Espaço Cultural Semente Negra, il Centro Culturale Seme Nero.

L’idea del festival è nata quando abbiamo sentito l’urgenza di riunirci in un unico luogo per discutere le questioni di cui scriviamo nelle zine e nei libri, le questioni che hanno un impatto sulla vita della gente. Per tre giorni, musica, conferenze, laboratori, film, mostre e dibattiti si svolgono nella nostra casa, Espaço Cultural Semente Negra, che si trova nella foresta di Peruíbe, una piccola città nella regione di San Paolo. La nostra proposta è di riunire diverse forme di resistenza tra cui anarchia, politica queer, femminismo, veganismo, lotte nere e indigene, punk e altri suggerimenti relativi alla lotta.

Gli anarchici neri hanno presentato le attività al festival, portando a questa collettività eterogenea le loro realtà e le loro aspettative diverse.

Ci sono diverse comunità indigene in cui viviamo. Abbiamo sviluppato un progetto per sostenerle e lavoriamo con loro dal 2012. È stato molto importante coinvolgere gli indigeni nel festival. Portano la loro cultura, il loro modo di vedere il mondo, la loro musica, la loro esperienza con le erbe medicinali e le loro forme di resistenza. Queste sono persone che da sempre esistono come resistenza. Non possono scegliere se resistere o meno, se smettono di resistere muoiono.

Un insegnante di capoeira al festival No Gods No Masters presso Espaço Cultural Semente Negra.

[https://cdn.crimethinc.com/assets/articles/2021/02/18/18.jpg [Un laboratorio di graffiti al festival No Gods No Masters.]]

Un workshop di serigrafia al festival No Gods No Masters.

In che modo l’elezione di Bolsonaro ha cambiato il contesto politico dei movimenti popolari?

Ci sono stati alcuni processi piuttosto complicati durante la campagna presidenziale del 2018. Sono state forse le elezioni più violente mai viste. Alcuni anarchici scelsero di votare per i politici che correvano contro Bolsonaro come strategia per sostenere le donne, i neri e gli indigeni; altri sostennero la campagna per il voto nullo, fatto che ha generato una discussione molto complessa all’interno dell’ambiente anarchico brasiliano.

Dopo le elezioni, vi fu un certo panico, poiché assistemmo a un’ondata di violenza di destra nelle strade. Questa violenza è ancora molto forte ma abbiamo anche assistito a un raggruppamento di movimenti sociali. Gruppi che si erano organizzati in gruppi di affinità si aprirono per unire le forze e costruire qualcosa di più forte. Ebbero luogo diversi scioperi e molte manifestazioni antifasciste e antirazziste. Crediamo che le persone siano arrivate a capire che è necessario sostenersi a vicenda nelle lotte anziché combattere solo per un bisogno specifico.

L’entroterra intorno a Espaço Cultural Semente Negra.

Qual è la situazione degli indigeni sotto Bolsonaro? Come si stanno organizzando?

Questo potrebbe essere uno dei momenti peggiori dall’arrivo degli europei nelle Americhe. Quando si tratta di azioni criminali contro i popoli nativi, agli autori vengono garantite legittimità e impunità. Le terre indigene sono state invase e attaccate, le foreste incendiate, i leader indigeni assassinati, i diritti degli indigeni defraudati, l’odio popolare contro gli indigeni promosso. E tutto questo è un piano organizzato dal Governo Bolsonaro.

Alla fine del 2019, Bolsonaro avviò il processo di militarizzazione del FUNAI [la Fundação Nacional do Índio, o Fondazione Indiana Nazionale], un’istituzione pubblica responsabile della demarcazione delle terre indigene e che risponde ai bisogni delle popolazioni indigene. Contro questa militarizzazione vi furono immediatamente occupazioni negli edifici del FUNAI. Qui, nella nostra regione, 300 indigeni hanno occupato l’edificio e hanno combattuto contro la militarizzazione del FUNAI per 28 giorni. Questo è accaduto anche in altre città del Brasile. Purtroppo, i militari hanno assunto le posizioni di comando al FUNAI e, di conseguenza, questo ha smesso di sostenere famiglie e progetti sociali che mirano a sostenere le comunità indigene. Di conseguenza, la lotta è diventata più intensa ma anche più pericolosa, soprattutto in Amazzonia e nelle regioni dove ci sono imponenti allevamenti di bestiame. In tutto il Brasile, si sta combattendo per la sopravvivenza ed è importante che noi ribelli sosteniamo questa resistenza.

Una manifestazione indigena in un edificio della Fundação Nacional do Índio (FUNAI) contro le politiche repressive del regime di Bolsonaro.

Descrivete il lavoro di solidarietà in cui siete coinvolti.

Usiamo diversi strumenti di lotta e miriamo all’autonomia. Uno di questi è la permacultura: pianificare ambienti sostenibili e utilizzare tecniche ecologiche per costruire case con suolo e materiale locali. Nel 2012 fummo invitati a sostenere le nuove comunità indigene che stavano sorgendo nella nostra regione. L’area era stata precedentemente dominata da una compagnia mineraria che aveva cacciato gli indigeni dalla propria terra e sfruttato le sue risorse naturali per oltre 50 anni.

Inizialmente sostenemmo la costruzione di case nelle comunità. Poi, con il passare del tempo, abbiamo iniziato a essere coinvolti nel contribuire ad affrontare diverse altre esigenze relative alle famiglie e alle loro lotte.

Volontari che aiutano a costruire case su territori indigeni bonificati adiacenti all’Espaço Cultural Semente Negra.

La nostra funzione principale è di sostenere i progetti delle comunità indigene. L’idea è di costruire l’autostima della comunità, abbattendo i pregiudizi, organizzando eventi comuni per trasformare i sogni della comunità in realtà ma, soprattutto, resistendo e lottando insieme.

Queste famiglie hanno combattuto per la loro terra per tutta la vita. Sono state perseguitati da Gesuiti, contadini, speculatori immobiliari, compagnie minerarie. Dal 2000, anno in cui poterono riconquistare la loro terra, lottano per rimanere in questo territorio, ristabilendo la loro cultura e il loro modo di vivere.

Li sosteniamo nelle loro lotte; nella costruzione delle loro case, delle cucine comunitarie, delle aree di coltivazione di ortaggi e dei servizi igienici ecologici, in corsi e laboratori, e nelle loro lotte contro lo Stato. Tutto questo è costruito attraverso relazioni orizzontali e il nostro punto di partenza sono sempre i desideri della comunità.

Anarco-punk che aiutano a costruire case in terre indigene bonificate adiacenti a Espaço Cultural Semente Negra.

Ci sono altri esempi in Brasile di anarchici e comunità indigene che lavorano insieme?

Ci sono persone che sostengono questa lotta e alcuni anarchici i cui nonni sono indigeni che hanno anche cercato di vivere all’interno delle comunità indigene e delle loro lotte. Ci sono anche alcuni collettivi solidali che lavorano con svariati gruppi etnici in diversi luoghi del Brasile.

Ora, con la pandemia, questo è diventato più efficace e c’è una rete che riunisce gruppi anarchici a sostegno delle lotte indigene. Questo processo è attualmente in corso.

Punk al festival No Gods No Masters presso Espaço Cultural Semente Negra.

Partecipanti al festival No Gods No Masters.

Quali sono alcune delle sfide nel lavoro di solidarietà indigena?

In Brasile ci sono parecchie lotte e dobbiamo essere consapevoli di molte cose diverse contemporaneamente. Esistono gruppi che si concentrano su questioni specifiche ma comprendiamo che è importante sostenere il maggior numero possibile di battaglie in modo tale da non lasciare indietro nessuno. A causa del numero di lotte e di un’economia in decadenza, sostenere le popolazioni che vivono sull’orlo della miseria o in assoluta miseria diventa una sfida, poiché non possono più mantenere i loro stili di vita. Le vite delle famiglie indigene sono eterne lotte per la sopravvivenza e, il più delle volte, è necessario fare tutto ciò che deve essere fatto sulla base della solidarietà e con scarse risorse.

La mancanza di risorse e il numero esiguo di persone che combattono su così tanti fronti sono sfide enormi insieme alla nostra lotta per la sopravvivenza. Abbracciare la lotta indigena, che in Brasile è la più costante, significa abbandonarsi a tempo pieno per ridurre al minimo gli impatti della cultura occidentale e del capitalismo su queste famiglie.

Esiste un fil rouge che collega le vostre esperienze nel movimento anarco-punk e nelle comunità indigene?

Sì, ci sono connessioni incredibili che abbiamo notato nel tempo, vivendo vicino alle comunità. La rete di mutuo soccorso, le assemblee, l’importanza della musica come strumento di lotta, il rapporto con l’educazione, il processo decisionale basato sul consenso, il viaggiare da una comunità all’altra, il prendersi cura l’uno dell’altro. Tutto questo ci è familiare dalle tradizioni punk in cui crediamo e che vogliamo mantenere accese nelle nostre vite.

La differenza principale, a nostro avviso, è il loro rapporto con la natura, con il pianeta. I nostri compagni indigeni si vedono come parte della natura accanto a tutti gli altri animali e piante, mentre noi, in quanto figli della civilizzazione, cerchiamo di disconnetterci, creando crisi dentro e fuori di noi.

“Qui non ci sono autorità all’infuori di te.” Festival No Gods No Masters presso Espaço Cultural Semente Negra nel 2019.

Come possono le persone sostenere i vostri progetti e altri importanti progetti anarchici e indigeni in Brasile?

Ci stiamo concentrando su tre progetti. Semente Negra, il nostro centro sociale, che si trova nel mezzo della Foresta atlantica, è il luogo dove stiamo lavorando con la permacultura e dove si trovano uno studio serigrafico, uno studio di registrazione, la nostra tipografia e la nostra casa. No Gods No Masters è il nostro editore e distributore di materiale punk, anarchico, femminista, vegano e altro legato alla lotta. E Vivência na Aldeia è il nostro progetto solidale che lavora con le comunità indigene.

Mantenere tutti questi progetti è faticoso ma fa parte della nostra vita da molti anni. Questo è ciò che siamo e in cui investiamo tutte le nostre energie. A volte, siamo costretti a fare passi più piccoli e a scegliere a cosa dare la priorità perché non abbiamo i soldi per tutto quello che vorremmo fare. Ci impegniamo in modo speciale in tutto ciò che può essere realizzato senza denaro. Questo è molto importante perché è lo spazio in cui possiamo praticare le cose in modo più personale, attraverso rapporti di amore e amicizia. Questo è ciò che cerchiamo di costruire in tutti i nostri progetti e con tutte le persone con cui collaboriamo.

In tempi normali, cerchiamo di raccogliere fondi per le campagne di solidarietà e per progetti all’interno delle comunità indigene attraverso gli eventi che organizziamo e la vendita di magliette. Tutte le attività stesse vengono svolte in collaborazione con le comunità. Tuttavia, non siamo mai in grado di raccogliere abbastanza soldi per gli svariati problemi che devono essere affrontati da queste comunità, per le lotte che devono combattere e per i sogni che aspirano a realizzare.

Dall’inizio della pandemia del COVID-19 nel marzo 2020, abbiamo creato un negozio online per aiutare a vendere i prodotti artigianali dei nostri compagni per far sì che non debbano lasciare la loro terra per commercializzarli e per mantenere le famiglie che vivono e producono attraverso la loro cultura. Subito dopo, abbiamo contribuito ad avviare una campagna chiamata Alimentação e Vida na Aldeia [“Cibo e vita nel villaggio”], che mira a raggiungere la sovranità alimentare per le undici comunità della zona, per un totale di circa 500 indigeni. Purtroppo, come abbiamo detto, questo territorio si trova in una zona devastata da una società mineraria, quindi piantare è ancora una grande sfida. Pertanto, la campagna mira a portare cibo e informazioni alle comunità.

Dobbiamo aumentare la consapevolezza sulla realtà delle lotte sociali in Brasile e sulla situazione che le popolazioni indigene devono affrontare. Dobbiamo creare supporto per un’ampia gamma di progetti. Solidarietà, lotta e sostegno reciproco sono le nostre armi migliori.

Per saperne di più su questi progetti, visitate questi siti:

cultiveresistencia.org

nogods-nomasters.com

vivencianaaldeia.org